Le scene disumane del ghetto di bambini di via Turri devono essere uno incentivo per gli amministratori pubblici a fare di più e a fare meglio.
Nel caso dell’amministrazione di Reggio l’incentivo deve essere quello di fare qualcosa di utile.
Vero che i controlli sui clandestini sono di competenza della questura, ma è altrettanto vero che la polizia municipale utilizzata come una vera e propria polizia locale può dare un apprezzabile contributo alla lotta alla clandestinità.
Per fare questo occorre innanzitutto la volontà politica di farlo, la volontà di utilizzare tutti i mezzi che la legge, e da ultimo la Carta di Parma voluta dal Ministro Maroni, mette a disposizione dei sindaci.
L’attività del tavolo interforze è stata quantitativamente inadeguata.
In una zona con un’immigrazione del 62% i controlli per l’identificazione personale sono stati nell’ultimo anno appena 921. Meno di 3 persone controllate ogni giorno.
Oltre ad una diversa e più attenta presenza della polizia municipale, l’Amministrazione comunale può e deve utilizzare tutti gli strumenti in suo possesso per arginare il degrado, primo fra tutti il neo approvato PSC.
Anche qui Delrio e la sua Giunta hanno preso una direzione sbagliata.
Le scelte di piano prevedono infatti nuovi insediamenti abitativi e produttivi in quella zona.
Uno dei problemi di via Turri è dato proprio dalla forte densità abitativa. Sarebbe meglio razionalizzare il costruito piuttosto che costruire nuovi insediamenti.
Questi rilievi sono stati sollevati durante i Consigli di Circoscrizione e nelle sedi opportune, ma da parte della maggioranza c’è stato un muro di gomma a queste osservazioni.
L’Amministrazione, diabolicamente, persevera nell’errore. A pagarne le conseguenze è la città di Reggio Emilia.
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