Siamo in un contesto storico ed economico che vede come comune denominatore una forte crisi dell’edilizia, effetto di una crescita senza controllo avvenuta negli ultimi anni.
Le responsabilità politiche ed amministrative dell’ultimo PRG hanno lasciato in eredità un dato importante per quanto riguarda gli immobili invenduti. Sono circa 8.000 a fronte di un dato fisiologico di circa 3.000 unità.
Le scelte politiche fatte dai PRG precedenti hanno comportato una crescita della città disordinata e “non sostenibile”. Sono esempi di questa crescita selvaggia le frazioni che insistono nella VI Circoscrizione come Bagno, Masone, ed in generale tutto il forese.
Agglomerati urbani spesso privi di servizi, senza un vero “centro della frazione”, senza un servizio di fognatura, con notevoli problemi per quanto riguarda i collegamenti viabilistici ed un inesistente trasporto pubblico.
Questo è il contesto nel quale si inserisce il nuovo PSC, uno strumento urbanistico che dovrebbe gestire la crescita della Città nei prossimi 15 anni.
Viene progressivamente abbandonato il criterio degli indici di edificabilità, per passare ad un sistema che consente agli uffici dell’Amministrazione una grossa discrezionalità circa il “come e quanto costruire”.
Viene meno così la “certezza del diritto”, o meglio delle regole secondo cui, a prescindere da chi è il proprietario e di chi costruisce, si conosce a priori quali sono le dimensioni dei manufatti realizzabili.
Occorre sottolineare i punti di discrepanza tra il PSC e gli altri documenti strategici dell’amministrazione, quali il Piano della Mobilità ed il Bilancio (quest’ultimo in fase di approvazione).
La continua crescita urbanistica della città, che nelle potenzialità del PSC non viene ridotta ma anzi crea la necessità di nuove strade e nuovi collegamenti.
Un bisogno di mobilità che viene inascoltato nel relativo piano, che non prevede interventi viabilistici in grado di migliorare la qualità della circolazione nella città.
Obiettivo del PUM, infatti, è quello di creare sempre maggiori limitazioni alla circolazione, rendendo difficili gli spostamenti quotidiani (tempi di attesa per i tragitti inaccettabili), con difficoltà soprattutto delle attività produttive che richiedono spostamenti con mezzi privati.
Il tema principale del PSC è quello secondo cui la città “non si espanderà ulteriormente ma si trasformerà”.
Titolo che viene smentito dai provvedimenti inclusi nel piano.
Dalle carte del Piano emerge la previsione di trasformare oltre 2 milioni di mq di aree agricole in zone residenziali, produttive e direzionali.
Nel bilancio del Comune viene previsto per gli anni 2009 – 2010 – 2111 un aumento della quota di oneri di urbanizzazione, che passa a 19 milioni (16 riscossioni ordinarie + 3 per il PUA del Parco Ottavi).
Solo questo dato fa intendere come da parte dell’Amministrazione sia previsto un sensibile incremento degli oneri di urbanizzazione, esclusa la quota del PUA di Parco Ottavi.
Dato che si pone in contrasto con gli “obiettivi politici” di mantenere ferma a 800 alloggi/anno la crescita della città.
Facendo un rapido calcolo emerge come le potenzialità del PSC sono di 16.000 alloggi potenziali (oltre alla potenzialità di migliaia di alloggi non quantificabili derivanti da indici di edificabilità di determinate zone agricole), a fronte di un obiettivo, meramente politico, di contenere la crescita a 12.000.
Obiettivo del PSC è quello impedire i cd. interventi diretti, ma questo vincolo non vale per la costruzione di campi nomadi.
Il RUE infatti prevede che nelle zone F9 (soggiorno temporaneo con abitazioni mobili per nomadi) sono ammissibili in via ordinaria per intervento edilizio diretto interventi, tra gli altri, di realizzazione di manufatti non configurabili come edifici ad integrazione di attrezzature preesistenti, eventuali altri interventi previsti in progetti già approvati di opere pubbliche, nonché ogni altra opera pubblica non comportante esproprio. Ogni altro eventuale intervento riguardo tali usi deve essere programmato nel POC sulla base delle condizioni definite nel PSC.
Si tratta del prezzo politico che l’Amministrazione paga per la chiusura del campo nomadi di via Gramsci, sulla cui aera sorgerà una rilevante zona di espansione industriale.
Il PSC prevede un’espansione di oltre 1.114.464 mq di superficie territoriale tra la zona nord di Mancasale e le aree comprese tra via Gonzaga ed il casello autostradale ed inoltre la trasformazione di un ambito oggi agricolo di 409.206 mq a Gavassa sino al confine con il Comune di Correggio.
Riguardo alla frazione di Bagno emerge la miopia di questa amministrazione, che ha portato a scelte strategiche sbagliate circa lo sviluppo della zona.
A Bagno l’espansione residenziale si sviluppa (e si svilupperà) prevalentemente a sud della via Emilia. Sempre a sud dell’importante asse viario si insedierà la nuova scuola elementare, oggetto del desiderio di numerose famiglie della frazione.
La scelta di prevedere il tracciato della “tangenziale di Bagno” a sud della via Emilia si rivela pertanto una scelta sbagliata, che fa confluire in una zona residenziale e con servizi dedicati all’infanzia un’importante flusso di traffico.
Viene previsto un ambito di riqualificazione nella zona Mirabello, ex Polveriera, via Melato.
L’unica previsione in tale ambito è data dal rifacimento di piazza Tricolore (rotonda), presentando un progetto che nel 2008 è stato bocciato per la terza volta dalla Circoscrizione.
Mancano totalmente studi, approfondimenti e previsioni per riqualificare la funzione strategica dell’aera.
Altro ambito di riqualificazione è quello riguardante la via Emilia, via Turri e la zona della stazione ferroviaria. Riguardo a questo ambito sono sbagliate le premesse sulla situazione di fatto (si dice che gli esercizi commerciali sono presenti solo sul viale della stazione, dimenticandosi di quelli in via Turri).
Non vi sono soluzioni o indicazioni di piano proposte, se non il vago obiettivo di “riconfigurare l’assetto fisico e funzionale dell’ambito in coerenza con il processo più ampio di riqualificazione dell’intera aera orientale della città, favorendo e sostenendo l’attrazione di progetto di riqualificazione e rigenerazione urbana e sociale anche su porzioni limitate dell’ambito purchè coerenti con le strategie dell’intero quadrante”.
L’errore strategico consiste nel prevedere nuove volumetrie in una zona nella quale la maggior parte dei problemi sociali è data dall’enorme concentrazione abitativa.
Per quanto riguarda il San Lazzaro si fa riferimento ad un “programma di riqualificazione urbana del complesso del San Lazzaro” ancora in fase di predisposizione e di cui non trapelano indiscrezioni.
Non risulta la volontà politica di risolvere il problema della manutenzione delle zone verdi.
Per quanto riguarda la situazione dei parcheggi, da un lato si lamenta la mancanza di posti auto interni, mentre dall’altra si pone come obiettivo di alleggerire il carico degli stessi. In poche parole viene detto tutto ed il contrario di tutto.
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