lunedì 14 novembre 2011

DIRETTA DEL CONSIGLIO COMUNALE VIA TWITTER

Continua l'iniziativa volta a rendere più trasparente il lavoro del Consiglio Comunale di Reggio Emilia.

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ALLEANZA CON IL PDL... NON PUO' NON CONTINUARE


Diciassette anni di alleanza con il PDL rappresentano una sorta di matrimonio politico sicuramente molto profondo, che non può essere scalfito dalle recenti atrocità che il teatrino della politica ha messo in atto.
Un matrimonio che ha visto alti e bassi, ma che in ogni caso ha saputo dare forza e gambe a progetti e idee rivoluzionarie per il Paese ma soprattutto per la Padania.
La Lega Nord è stata partito di lotta e di governo, ed oggi siamo nella condizione di fare un bilancio della nostra azione politica.
La Lega Nord di lotta ha saputo catalizzare un consenso molto basso, era minata la credibilità dei nostri esponenti, spesso e volentieri derisi ed insultati.
Un’azione politica che segna un impietoso 0 anche dal punto di vista dei risultati ottenuti.
La Lega Nord di governo, al contrario, è un partito che ha inciso per la prima volta su assetti fondamentali del Paese, e che non dobbiamo dimenticarci.
Si parte dalla devolution, termine anglofono che ha significato il  primo tentativo di riforma strutturale e costituzionale dello Stato.
Vengono normati meglio i rapporti Stato / Regione, e con la modifica dell’art. 117 della Costituzione inizia il cambiamento voluto dalla Lega Nord: spostare dall’alto verso il basso i centri decisionali, portarli lontano dalla tanto odiata Roma ladrona, e fare in modo che siano gli enti locali più vicini al cittadino a poter decidere.
Inoltre veniva introdotta quella che oggi sembra la panacea di tutti i mali e lo slogan di tutte le forze politiche: un taglio ai costi della politica superando l’assetto del “bicameralismo perfetto” ed eliminando il Senato della Repubblica.
Ci si dimentica che la sinistra democristiana e forcaiola, che oggi predica per la riduzione del numero dei parlamentari, ieri ha affossato quello che era già legge, e che proprio in questo periodo avrebbe dato i suoi frutti.
La Lega Nord di governo è riuscita a portare a casa anche il federalismo fiscale, una rivoluzione copernicana che oggi è messa a rischio dagli inquietanti personaggi che faranno parte del governo.
Questi sono due esempi di grandi vittorie che la Lega Nord di governo ha saputo portare a casa.
Tornando al discorso principale, fa male sentire le parole dell’on. Maroni che etichetta l’alleanza con il PDL come finita, parlando ormai come divorziati.
Ci si dimentica che siamo al governo di regioni come il Veneto, il Piemonte e la Lombardia proprio grazie all’alleanza con il PDL.
Oltre ai governi regionali ci sono molte altre amministrazioni provinciali e comunali che sono rette in modo egregio proprio dai frutti di questa alleanza.
In questo momento in cui ci accingiamo ad essere succubi di una dittatura finanziaria e transnazionale, occorre ripartire dalle cose semplici e dai valori di una volta, prima fra tutti la coerenza.
Poco importa quindi se i protagonisti del centro-destra si chiameranno ancora PDL o ci saranno i loro eredi legittimi, quello che conta è che l’azione della Lega Nord, per giungere all’indipendenza della Padania, deve e dovrà passare dall’alleanza programmatica con questa parte politica.
L’esperienza con il centro-sinistra si è rivelata come la “scopata di una sera”, che nulla ha portato se non una serie di reazioni negative per la nostra credibilità.
Ed allora questo è il momento di essere coerenti e di tenere la barra dritta, di affrontare con coraggio questo momento e di risaldare i rapporti con il PDL.
Ci aspetta una lotta di liberazione, per cacciare l’invasore franco-tedesco che, osannato da una folla stolta e ignorante, prenderà il governo di questo Paese.

venerdì 11 novembre 2011

GAZZETTA DI REGGIO


NEL PAESE DELLA RESISTENZA, SI ACCOLGONO A BRACCIA APERTE L’INVASORE


Quello che sta accadendo nel nostro Paese in questi giorni ha del paradossale.

In un Paese che afferma l’importanza dei Partigiani e della Resistenza, si abdica ai principi fondamentali democratici in nome di  una politica giunta al livello più basso della storia repubblicana.

L’invasore non veste una divisa grigia o mimetica militare, non imbraccia un fucile o una pistola, ma veste con abiti firmati e camice fresche di tintoria, ed ha come arma di distruzione di massa il denaro.

Preferisco farmi governare dal peggior primo ministro uscito da una competizione elettorale, scelto su di un programma o anche solo dall’appeal elettorale, piuttosto che trovarmi un dittatore messo lì da soggetti che hanno come proprio fine ultimo il profitto e non la democrazia.

Allora mi chiedo che fine abbia fatto il principio della “sovranità degli Stati” e dell’indipendenza di questi ultimi.

Mi stupisce come un vecchio comunista, che oggi riveste il ruolo di Presidente della Repubblica – si badi bene NON votato dal popolo – metta in disparte quei principi della resistenza che tanto vengono celebrati più volte all’anno.

I casi sono due: o la resistenza negli ultimi anni è stata ridimensionata a strumento per mantenere il consenso da parte della sinistra unitamente a gnocco fritto e salsiccia, oppure questi valori sono realmente assoluti, e per questo occorre combattere.
Nel primo caso, trovo sconcertante che ai nostri bambini nelle scuole, sin dalla tenera età, venga fatto un lavaggio del cervello degno della migliore dittatura.

Mettere “in ordine i conti”, che come abbiamo visto non sono poi così “disastrati”, può giustificare la morte della democrazia?? Io credo di no, e credo che la democrazia debba rappresentare un baluardo inespugnabile per i popoli.

Un Paese che abdica alla democrazia non è solo un Paese di merda, ma si trasforma in una dittatura mascherata da governo tecnico.

Ma la democrazia è come la salute, si apprezza e la si rimpiange solamente quando viene meno.

Ed allora occorre difendere questo valore, con fermezza e con qualsiasi mezzo.
Per fare questo ci “sfolleremo sui monti” dell’opposizione al canto non di una “bella ciao” ormai priva di qualsivoglia significato, ma al suono di Va Pensiero, sulle arie dei nostri padri e della nostra terra.

Occorre liberare il Paese da questa incombente dittatura di tecnocrati della finanza, con qualsiasi mezzo e con la massima determinazione.

Staremo all’opposizione, e da lì gli faremo vedere i sorci verdi, e non perderemo occasione per ringraziare quel vecchio comunista che, non riuscendo a vincere democraticamente una campagna elettorale, ha abdicato alla democrazia e ha consegnato le chiavi del Paese all’invasore straniero.

giovedì 10 novembre 2011

LA VITTORIA DEGLI IPOCRITI

La situazione politica attuale, a livello nazionale, è certamente di difficile lettura.

Sicuramente nel corso della legislatura sono accaduti fatti importanti, gravi, che ne hanno decretato il cambio del Governo.

La maggioranza, una delle più ampie della storia parlamentare, nel suo complesso è salita sul carro di Berlusconi, il quale ha garantito ad una pletora di parlamentari, ministri, viceministri e sottosegretari di essere nominati e da lì svolgere la loro attività politica.

L'inizio è stato il tradimento di Fini e la nascita di Fli.
Da quel momento tutto si è deteriorato.
Una sorta di "rompete le righe" ufficioso ma non ufficiale.

Uomini politici appartenenti alla maggioranza che talvolta ufficialmente, e la maggior parte delle volte sotto traccia, iniziano un tam tam mediatico, danno voce al movimento di opinione secondo cui Berlusconi debba lasciare l'incarico di primo ministro.

Proprio quel Berlusconi dalla tetta del quale sono stati allattati, quel Berlusconi che ha dato la possibilità di fare quelle riforme tanto desiderate, primo fra tutti il federalismo fiscale.

Ed adesso chi ha soffiato sul fuoco del "Berlusconi deve lasciare", che da parte di esponenti della maggioranza suona come un tradimento eclatante, è riuscito a raggiungere il proprio obiettivo.

Peccato che questo obiettivo è il commissariamento, di fatto, del nostro Paese.

Per la prima volta il popolo italiano ha deciso da chi farsi governare e, nonostante una costituzione vecchia ed inadeguata, ha scelto il conducente del Paese, senza giochini e manovre di palazzo dall'olezzo democristiano della prima repubblica.
Olezzo democristiano della prima repubblica emanato da chi questo debito pubblico ha concorso fattivamente a creare

Mario Monti non farà il premier, ma di fatto farà il commissario dell'Italia per conto del FMI, BCE, della Germania e della Francia.

Abbiamo sacrificato la democrazia, abbiamo sacrificato il diritto di scegliere chi ci governa, solo ed esclusivamente per appagare protagonismi velleitari e per operazioni politiche di basso cabotaggio.

Con il governo tecnico in realtà di perde il popolo italiano che vede sciogliersi ogni principio democratico, il popolo padano che vede sfumarsi i sogni di federalismo.

A guadagnarci sicuramente la finanza e speculatori esteri, che sono per l'inciso quelli che hanno portato ad acuirsi gli effetti di questa crisi mondiale.

Uomini politici di maggioranza, che hanno prestato il fianco a questa operazione, persone che al di la del loro incarico hanno dimostrato di aver in mente solo la loro "poltrona", e che hanno sacrificato gli interessi del Paese, ed anche della Padania, per le loro stupide manie di protagonismo.