Diciassette
anni di alleanza con il PDL rappresentano una sorta di matrimonio politico
sicuramente molto profondo, che non può essere scalfito dalle recenti atrocità
che il teatrino della politica ha messo in atto.
Un
matrimonio che ha visto alti e bassi, ma che in ogni caso ha saputo dare forza
e gambe a progetti e idee rivoluzionarie per il Paese ma soprattutto per la
Padania.
La
Lega Nord è stata partito di lotta e di governo, ed oggi siamo nella condizione
di fare un bilancio della nostra azione politica.
La
Lega Nord di lotta ha saputo catalizzare un consenso molto basso, era minata la
credibilità dei nostri esponenti, spesso e volentieri derisi ed insultati.
Un’azione
politica che segna un impietoso 0 anche dal punto di vista dei risultati
ottenuti.
La
Lega Nord di governo, al contrario, è un partito che ha inciso per la prima
volta su assetti fondamentali del Paese, e che non dobbiamo dimenticarci.
Si
parte dalla devolution, termine anglofono che ha significato il primo tentativo di riforma strutturale e
costituzionale dello Stato.
Vengono
normati meglio i rapporti Stato / Regione, e con la modifica dell’art. 117
della Costituzione inizia il cambiamento voluto dalla Lega Nord: spostare
dall’alto verso il basso i centri decisionali, portarli lontano dalla tanto
odiata Roma ladrona, e fare in modo che siano gli enti locali più vicini al
cittadino a poter decidere.
Inoltre
veniva introdotta quella che oggi sembra la panacea di tutti i mali e lo slogan
di tutte le forze politiche: un taglio ai costi della politica superando
l’assetto del “bicameralismo perfetto” ed eliminando il Senato della
Repubblica.
Ci
si dimentica che la sinistra democristiana e forcaiola, che oggi predica per la
riduzione del numero dei parlamentari, ieri ha affossato quello che era già
legge, e che proprio in questo periodo avrebbe dato i suoi frutti.
La
Lega Nord di governo è riuscita a portare a casa anche il federalismo fiscale,
una rivoluzione copernicana che oggi è messa a rischio dagli inquietanti
personaggi che faranno parte del governo.
Questi
sono due esempi di grandi vittorie che la Lega Nord di governo ha saputo
portare a casa.
Tornando
al discorso principale, fa male sentire le parole dell’on. Maroni che etichetta
l’alleanza con il PDL come finita, parlando ormai come divorziati.
Ci
si dimentica che siamo al governo di regioni come il Veneto, il Piemonte e la
Lombardia proprio grazie all’alleanza con il PDL.
Oltre
ai governi regionali ci sono molte altre amministrazioni provinciali e comunali
che sono rette in modo egregio proprio dai frutti di questa alleanza.
In
questo momento in cui ci accingiamo ad essere succubi di una dittatura
finanziaria e transnazionale, occorre ripartire dalle cose semplici e dai
valori di una volta, prima fra tutti la coerenza.
Poco
importa quindi se i protagonisti del centro-destra si chiameranno ancora PDL o
ci saranno i loro eredi legittimi, quello che conta è che l’azione della Lega
Nord, per giungere all’indipendenza della Padania, deve e dovrà passare
dall’alleanza programmatica con questa parte politica.
L’esperienza
con il centro-sinistra si è rivelata come la “scopata di una sera”, che nulla
ha portato se non una serie di reazioni negative per la nostra credibilità.
Ed
allora questo è il momento di essere coerenti e di tenere la barra dritta, di
affrontare con coraggio questo momento e di risaldare i rapporti con il PDL.
Ci
aspetta una lotta di liberazione, per cacciare l’invasore franco-tedesco che,
osannato da una folla stolta e ignorante, prenderà il governo di questo Paese.
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