Con rammarico e con stupore leggo le parole di
Adil El Marouaki sulla necessità di un’intesa con la comunità islamica in
merito al fenomeno della circoncisione religiosa.
In Italia abbiamo un articolato sistema
normativo che dice ciò che è possibile fare e quello che non lo è, oltre a
dirci anche quali sono gli strumenti per fare ciò che è lecito.
La circoncisione in casa è una barbarie che
mette a repentaglio l’incolumità del circonciso.
La pratica medica deve essere fatta nelle
strutture idonee, e con tutte le precauzioni e gli accorgimenti che preservino
l’incolumità dei pazienti.
Non può passare sotto silenzio il fatto che a
Reggio Emilia si pratichino queste operazioni in modo clandestino ed illegale,
senza preoccuparsi di quelle che sono le conseguenze per chi le subisce.
Fatto ancor più grave se a subire queste
pratiche barbare sono bambini che non possono far altro che ricoprire un ruolo
passivo nella vicenda.
L’integrazione non può prescindere dal rispetto
delle regole, pertanto chi viene in Italia deve conoscerle ed impegnarsi a
rispettarle, altrimenti non c’è posto per queste persone.
Sono numerosi i riti e le tradizioni della
religione musulmana che non si conciliano con il nostro ordinamento (e con la
difesa incondizionata della persona umana).
Occorre reagire e dichiarare fermamente che la
nostra Comunità non può piegarsi e tollerare che questi episodi avvengano indisturbati
nelle nostre Città.
Reggio Emilia è la città delle persone, e nella
città delle persone non è ammissibile che l’incolumità fisica e personale venga
messa a repentaglio da rituali barbari, celati sotto la giustificazione della
religione.
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