martedì 21 dicembre 2010

Mirabello, atti “secretati” la premeditazione è politica, PD tace su timbri retrodatati.

Si è svolta venerdì la Commissione di Garanzia, per valutare la corrispondenza tra gli indirizzi votati dal Consiglio comunale e l’azione svolta dall’Amministrazione con la divulgazione dell’Invito a manifestare interesse sul progetto di rigenerazione del quartiere Mirabello.
Nella medesima seduta si doveva discutere anche del diritto di accesso agli atti negato di fatto, nel caso in questione dal Dirigente responsabile Arch. Magnani e dagli Avv. Gnoni (servizio legale del Comune) e Coli (consulente esterno).

Per prima cosa l’Assessore Spadoni ha messo in discussione la legittimità della Commissione dichiarando che se si fosse discusso degli atti del procedimento se ne sarebbe andato.
La Commissione si è svolta nel pieno rispetto delle proprie attribuzioni e competenze ed ha posto questioni alle quali l’Assessore ed il Dirigente Magnani si sono sottratti letteralmente fuggendo dall’aula.
Per altro nessuno del PD lo ha sostenuto, anzi dopo che egli ha abbandonato la seduta in compagnia dei Dirigenti Magnani e Gnoni, il Consigliere Scarpino lo ha sconfessato conclamando la piena legittimità della seduta.

Uno show indegno da parte di un Assessore politicamente analfabeta di democrazia e rispetto degli organi istituzionali: evidentemente Spadoni ha paura di discutere degli atti dell’Amministrazione.
L’aspetto più grave è che ben due Dirigenti, sui tre presenti, lo abbiano seguito compiendo politicamente un atto istituzionalmente irriguardoso e politicamente di parte senza precedenti: ma d’altronde sono gli stessi, Arch. Magnani e Avv. Gnoni, che hanno negato di fatto il diritto dei consiglieri a visionare gli atti, ergendosi per tanto ad arbitri del compimento del mandato politico-amministrativo dei Consiglieri.

Non è un caso, perché politicamente il diniego di fatto a che i Consiglieri possano svolgere il proprio mandato, che è stato conferito dal voto popolare a differenza dei tre soggetti in questione che sono nominati dal Sindaco, è stato premeditato proprio dalla Giunta Delrio.

Infatti rispondendo ad una nostra interrogazione proprio sul caso Mirabello, Spadoni, a nome della Giunta Delrio, dichiarava con 20 gironi di anticipo rispetto a quanto è poi stato disposto da Magnani, che “l’accesso sarà differito al fine di non pregiudicare la parità di trattamento tra tutti i proponenti”.

Motivazioni inconsistenti che però chiariscono come i Dirigenti non abbiano agito autonomamente, ma su precisa indicazione della Giunta!

Siamo all’emergenza democratica?
In questa città non si è mai visto un atteggiamento del genere di cui l’unico responsabile è il Sindaco, per il quale evidentemente la democrazia e la trasparenza sono uno slogan.

La giurisprudenza in merito è copiosa e consolidata: i Consiglieri comunali non hanno alcun limite di accesso agli atti, semmai debbono attenersi al segreto in determinati specifici casi.

Con questo comportamento si crea un precedente pericoloso: cosa accadrà con i prossimi progetti relativi alle ex Reggiane o all’Area Nord considerato che Delrio ha deciso di esautorare il legittimo titolare della pianificazione, l’Assessore Ferrari, lasciando campo libero al fedele Spadoni?

È possibile che la pianificazione di un intero quartiere avvenga a trattativa privata nel segreto di una stanza e che gli eletti del popolo non possano espletare le proprie funzioni?
Proprio mentre il Consiglio comunale è impegnato ad analizzare gli atti del Psc?

La questione arriverà in Consiglio comunale, perché l’intero procedimento legato al Mirabello ha tradito gli indirizzi votati dal Consiglio comunale, escludendo per altro anche tutta la fase della partecipazione popolare.
Non solo perché resta fortissimo il silenzio del PD anche sull’esclusione di Dar Voce e sulle relative bugie del Dirigente responsabile del procedimento, secondo il quale la relativa busta era bianca mentre in realtà riportava un timbro retrodatato.

L’imbarazzo dei Consiglieri del PD era palpabile, sul diritto di accesso molti hanno espresso considerazioni votate alla trasparenza, il capogruppo Vecchi, pur ammettendo di non avere seguito il procedimento, ha dichiarato la necessità di una valutazione in merito: vedremo se saranno in grado di ricondurre alla ragione gli ultras cattocomunisti che scambiano il Comune per un’affare privato.

Di certo la nostra battaglia prosegue, perché in ballo non c’è solo la semplice presa in visione di un documento, ma il principio di salvaguardia dei diritti degli eletti del popolo al controllo sull’Amministrazione, che non è nient’altro che la traduzione dei principi democratici, per questo valuteremo anche l’eventualità di un ricorso al Tar.